Issue 9
B. Atzori et alii, Frattura ed Integrità Strutturale, 9 (2009) 33 - 45 ; DOI: 10.3221/IGF-ESIS.09.04 34 quanto alla fine degli anni ’80 venne istituita una commissione CEN per la stesura di una normativa europea su tematiche analoghe. I lavori portarono nel 2002 all’emissione di una prenorma [7] ed infine nel 2007 all’emissione della norma definitiva [8] , che dopo il ritiro della UNI 8634 si configura a livello italiano, oltre che europeo, come normativa di riferimento per la progettazione a fatica di strutture in lega leggera. Al fine di mantenere una certa omogeneità nella presentazione dei risultati, l’Eurocodice 9 riproduce la struttura adottata dall’Eurocodice 3 per gli acciai [9] e risulta pertanto avere un formato notevolmente diverso rispetto alla normativa italiana. Figura 1 : Banda di dispersione relativa alle giunzioni saldate in lega leggera [2]. Le difficoltà presenti nel passaggio da una normativa all’altra sono state messe in luce in recenti lavori [10, 11] sia per quanto riguarda la corrispondenza tra i dettagli strutturali che dal punto di vista dei valori di resistenza. Inoltre, durante il lungo periodo di stesura dell’Eurocodice 9, le analisi teoriche nell’ambito delle giunzioni saldate hanno avuto notevolissimo impulso, soprattutto dopo la scelta di considerare il piede del cordone di saldatura, nel caso di cordoni d’angolo, come un intaglio acuto con raggio di raccordo nullo e di assumere per il cordone uno spessore ed un’inclinazione di 45° costanti [12, 13] che ha portato a legare le problematiche delle giunzioni saldate a quelle degli intagli acuti in generale. Numerose analisi sono state sviluppate su queste basi [14-20] negli anni successivi portando, tra i molteplici risultati, a definire, per giunti con cordoni d’angolo e rottura a piede cordone, un’unica banda di dispersione unificata (Fig. 2, [20]) , con valori di pendenza e dispersione molto prossimi a quelli determinati in passato (Fig. 1) ma che esprimendo in punti sperimentali in funzione non delle tensioni nominali, bensì delle tensioni locali immediatamente prossime alla zona di innesco cricca tramite l’utilizzo del parametro locale K 1 N , ovvero fattore di intensificazione delle tensioni di intaglio di modo I, elimina la traslazione verticale dovuta alle differenti concentrazioni di tensione strutturale. Un’espressione conveniente del fattore di intensificazione delle tensioni di intaglio di modo I per i giunti saldati [14] risulta essere: K 1 N = k 1 σ n t 0.326 (1) dove k 1 è un coefficiente adimensionale, analogo al coefficiente teorico di concentrazione delle tensioni k t , che dipende dalla geometria delle parti collegate e del cordone di saldatura stesso, σ n è il range di tensione nominale applicata, t lo spessore del piatto principale caricato, 0.326 esponente valido nell’ipotesi di cordone di saldatura schematizzato come intaglio con angolo di apertura 135° (caso tipico di cordone d’angolo). Si noti come l ’Eq. 1 permetta una valutazione ed una formalizzazione accurata dell’effetto scala, prima difficilmente descrivibile in termini rigorosi. In questo modo l’ approccio allo studio della resistenza a fatica di giunzioni saldate basato sulle tensioni nominali è stato soppiantato dallo studio dell’effettivo campo di tensione locale che è stato interpretato anche come sovrapposizione dell’intaglio acuto al piede del cordone di saldatura e dell’intaglio strutturale dovuto alla geometria complessiva della giunzione [21]. Se i risultati teorici qui brevemente riassunti non erano presenti, per ovvie questioni temporali, nella UNI 8634, risultano molto poco recepiti anche dall’Eurocodice 9, che come evidenziato da recenti lavori [22, 23] sottostima notevolmente
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